Scrutando la vita dell’altro: l’invidia nascosta

L’invidia è un sentimento scomodo, silenzioso e sotterraneo, spunta dalla tenda di una finestra, si nasconde dietro un paio di occhiali da sole. Sin dall’antichità è stata ammantata di colpa e vergogna  collocandosi tra i principali vizi capitali. Difficile da ammettere, emerge osservando le vite degli altri, scrutandole attraverso un occhio critico. Poprio lo sguardo infastidito e malevolo, è stato il simbolo spesso utilizzato per raffigurarla. Fu Dante che nella Divina Commedia descrisse gli invidiosi con gli occhi cuciti da un filo di ferro, in modo tale che  non potesseso più vedere.Volendo superare una prospettiva giudicante, proviamo a capire da cosa può nascere l’invidia, che se diventa  pervasiva puo rendere l’esistenza molto dolorosa. Certo che nella vita non mancano le occasioni nelle quali ci si ritrova a fare i conti con questo sentimento, magari  verso il compagno  che a scuola riesce sempre a prendere un buon voto,  quei vicini che si possono permettere numerosi viaggi o il collega che riesce a fare un salto di carriera. E’  la percezione di una differenza  a proprio svantaggio che caratterizza l’invidia, per cui un aspetto posseduto dall’altra persona entra in risonanza con la sensazione di una propria mancanza. In tal senso si può leggere anche la grande attenzione di alcuni emersa nei mesi scorsi verso i cosiddetti -runner-, i quali  attraverso la corsa  potevano prendersi delle libertà a dispetto di molti.

La caratteristica altrui viene invidiata poichè  spesso rappresenta un desiderio che non si riesce ad esprimere in sé stessi. Nell’ invidia si genera quindi  una sorta di miraggio per cui  inconsciamente   vedo nell’altro  un’immagine di completezza  di cui mi sento carente.  In questo modo si desidera essere simili, per nutrirsi di certi bisogni in maniera speculare, annullando la distanza nella relazione.   A differenza della semplice ammirazione, l’invidia si carica di ostilità e di critica, anche se non è sempre facile riconoscerlo. Questi vissuti negativi caratterizzano il livore spesso inconfessabile, che in realtà nasconde una frustrazione ancor più grande da cui inconsciamente ci si vorrebbe preservare. Infatti criticando nell’altro ciò che è in fondo viene  desiderato, contemporaneamente ci si allontana,  per non sentire il bisogno di qualcuno per potersi  realizzare. Alla base della dinamica relazionale dell’invidia vi è quindi un conflitto tra  dipendenza  e  autonomia, per cui  si ha la necessità di un altro al quale appoggiarsi e  somigliare, ma poi lo si attacca,  poichè allo stesso tempo si teme di  non riuscire ad esprimersi  autonomamente.

Ci sono situazioni in cui è comprensibile il bisogno di annullare le diseguaglianze, ma è anche vero che le variazioni individuali  sono necessarie per distinguere le persone. Infatti è  anche nella differenza  che si struttura il confine relazionale e la molteplicità  di espressione. Essere  diversi  significa anche poter essere separati dagli altri, facendo i conti con  le rispettive  peculiarità e  lo scarto tra ciò che si vorrebbe diventare e  cio che si è. Non sempre è facile  tollerare la propria  parzialità  ed i limiti della relazione,  mettendosi  in gioco e  rischiando il confronto.  Allo stesso tempo la diversità  può costituire una  risorsa  singificativa, per potersi  relazionare con maggiore libertà ed  autenticità.

Dott.ssa Angela de Figueiredo

 

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