Essere genitori oggi, tra  desiderio di complicità e paura di autoritarismo

Se osserviamo  i genitori di oggi accanto ai propri figli,  ci  appaiono spesso  molto simili tra loro rispetto al passato. Pur appartenendo a generazioni differenti condividono non solamente  l’aspetto  ma anche  alcuni atteggiamenti e modi  di relazionarsi,  come parlare tra loro della propria vita  e confrontarsi in modo democratico.  Emerge un senso di complicità ed una paura di autoritarismo, rispetto alle famiglie di un tempo non troppo remoto, i cui membri sembravano appartenere a mondi diversi, con una incolmabile distanza. Il genitore decideva e a lui si doveva obbedire, le regole erano chiare e con poco spazio  per la negoziazione.  I figli potevano adeguarsi o ribellarsi,  trovando in entrambi i casi nell’allontanamento da casa una possibilità di  conquistarsi un proprio spazio.  Nella genitorialità che osserviamo oggi invece,  si cerca un dialogo con i figli e ci si domanda se le regole messe in atto siano giuste,  troppo o poco rigide.  Spesso  contrattano,  attraverso estenuanti trattative, instaurando con i figli un confronto paritario. In questo senso l’autorità di un tempo sembra lasciare spazio ad una forma di genitorialità  democratica, complice e paritaria, ma anche più incerta.

Come scriveva M. Serra nel libro “Gli sdraiati”: “mi ritrovai nel dilemma tra simulare un’ autorità strutturata ma finta, in cui non credo, ed esercitarne una gracile e fluttuante, ma autentica” . Ma come l’ eccesso  di autorità porta con sé delle ombre e delle conseguenze ben note alle precedenti generazioni, anche la troppa indulgenza   e  flessibilità  potrebbe  nascondere delle insidie.  Se infatti da una parte cercare il confronto e la negoziazione sostengono il dialogo e la vicinanza emotiva,  un l’eccessiva apertura nelle questioni educative rischia di creare confusione, finendo per tradursi in azioni contraddittorie, in cui potenzialmente non si sa bene come muoversi.  Il non prendere una posizione chiara assumendosene la responsabilità, può infatti portare a scegliere una linea di condotta indefinita per poi perseguirla in modo incerto. A volte ci può essere anche un’aspettativa inconscia che il figlio approvi le proprie decisioni, faticando ad attraversare i conflitti, con  una nebulosità di confini che può essere disorientante. In questo terreno scivoloso i figli rischiano di restare invischiati, sentendo una difficoltà a sganciarsi dalle figure genitoriali.

Non capire bene quali siano i limiti,  può portare ad una  confusione tra cosa è mio e cosa è dell’ altro, in una reciprocità simmetrica da cui può diventare difficile svincolarsi.  Questa necessità di  complicità,  sentita dai genitori come spinta ad avvicinarsi e a comprendere il mondo interno del figlio, può essere  rassicurante. In questo modo infatti si può sapere  cosa sta succedendo e conoscere i possibili pericoli, ma  allo stesso tempo c’è il rischio del controllo capillare, della condivisione assoluta e dell’ assenza di segretezza.  Quando questi aspetti sono troppo rigidi infatti, oltre a veicolare il confortante bisogno di  vicinanza, rischiano di essere anche portatori di altri elementi ambivalenti nella relazione con i figli.Questi ultimi faticano a svincolarsi, ma forse anche i genitori di questa generazione più di altri vivono con difficoltà l’allontanarsi dei figli, lasciando affiorare il timore del distacco e della solitudine. 

Questa reciprocità vincolante si riflette in vari aspetti del rapporto: spesso infatti anche le  prime esperienze adolescenziali come quelle più intime relative alla sfera sessuale,    anziché essere vissute nell’ ombra, vengono condivise con i genitori. Da una parte questo argina il rischio di esperienze perturbanti, ma allo stesso tempo se  ciò che si prova è sempre messo in comune con l’ adulto, i figli  potrebbero non riuscire a dare spessore alle situazioni che vivono  trasformandole in elementi propri.  Turbamenti e timori, per quanto dolorosi,  danno anche corpo e  profondità alle esperienze. In questo senso crescere  a volte comporta un certo grado di solitudine ed introspezione, per conoscersi e mettersi alla prova.  Se è vero che questa condivisione aperta e con scarsi confini può veicolare una difficoltà ad individuarsi, anche l’ eccessiva autorità dei tempi passati può diventare un modello schiacciante in cui sembra difficile ritrovare sé stessi. In questo  continuo e faticoso equilibrio tra l’eredità  autoritaria di allora e la complicità simmetrica  di oggi, i genitori   sono alle prese con la costruzione di un   modo diverso nel relazionarsi ai figli, in una strada nuova e spesso accidentata.

Dott.ssa Anna Consuelo Cerichelli

Vieni a trovarci nella nostra sede di Via Colle di Mezzo, zona Laurentina a Roma Eur; un nostro psicoterapeuta saprà aiutarti attraverso uno spazio di consulenza psicologica e di psicoterapia

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Telegram
Email
Print

ARTICOLI CHE POTREBBERO INTERESSARTI