I disturbi psicosomatici nell’infanzia: se il disagio si esprime attraverso corpo

Un bambino di sette anni  entra in classe e si sente colto da un forte mal di pancia,  le settimane passano e quella fitta non se ne va, tanto da chiedere spesso ai genitori di lasciarlo a casa. Una bimba di dieci invece soffre di continui mal di testa, a volte è così forte da sentirsi scoraggiata e abbattuta, rinunciando alle uscite con il gruppo scout e passando i pomeriggi in camera sua.  Eppure in entrambi i casi i genitori li hanno portati da diversi medici e non è stata riscontrata una causa organica a questi disturbi.  Storie che raccontano di un disturbo psicosomatico durante l’infanzia, dove il disagio si esprime attraverso il corpo e lascia intravedere una sofferenza più profonda.  E se il mal di pancia fosse la somatizzazione di una difficoltà verso la scuola e il mal di testa del timore di allontanarsi da casa?   Una serie di preoccupazioni potrebbero celarsi dietro un disagio fisico, rivelandosi attraverso una sorta di enigma, non facile da decifrare.  

 Questo anche perché nell’infanzia è principalmente il corpo a farsi portavoce di bisogni, aspettative e conflitti. Crescendo si affina la capacità di relazionarsi a se stessi e gli altri e di simbolizzare le esperienze tramite il linguaggio, ma il corpo resta comunque per tutta la vita un canale implicito di ciò che sentiamo. E così nei bambini la sofferenza psichica spesso si materializza sotto forma di malesseri fisici , come ad esempio problemi respiratori, gastrointestinali o dermatologici.  Ma se in età evolutiva si esprimono spesso  le difficoltà in questo modo,  quand’è che  si può  pensare che si sta strutturando un  vero  e proprio disturbo psicosomatico?Se i sintomi non sono transitori e sono causa di disagio significativo nelle attività scolastiche e sociali del bambino, allora possiamo porci degli interrogativi in questo senso. Ciò che contraddistingue un disturbo psicosomatico è che a fronte di un reale sintomo fisico, una serie di analisi ed esami non forniscono una spiegazione medica soddisfacente.  Solitamente avviene una  influenza  reciproca tra mente e corpo nel riflettere la soggettività in maniera unitaria , per cui anche i nostri vissuti si esprimono attraverso il canale fisico e viceversa . Quello che accade invece nel disturbo psicosomatico è che la problematica fisica sembra scollegata dall’esperienza emotiva. E così ilcorpo si fa portatore di segnali difficili da decifrare, esprimendo un dolore al quale  non si riesce a dare un significato.

  Ma quale può essere il senso di questo tipo di segnali durante l’infanzia? Cosa sta comunicando il bambino inconsapevolmente anche a coloro che sono intorno a lui? Forse un desiderio nascosto di richiamare l’attenzione su di sé o una richiesta di aiuto, anche se ogni situazione va considerata nella sua singolarità ed in rapporto al contesto di riferimento. Ad esempio la crisi asmatica  a scuola potrebbe indicare qualcosa che non va rispetto all’apprendimento o essere legata all’ansia di separazione dai genitori, come in un disturbo della pelle si potrebbe celare un conflitto legato all’intimità In questo modo il bambino manda anche un messaggio ai genitori e agli insegnanti, coinvolgendoli nel suo disagio e nei suoi timori spesso legati al processo di crescita.  Ma se per il bambino è difficile accedere al significato profondo del sintomo, anche per l’adulto può essere arduo capire cosa sta succedendo. Si potrebbe semplificare pensando che con il tempo passerà o che sia solo un problema fisiologico o all’opposto attribuire dei significati personali, che risultano lontani dai vissuti dell’altro.

Allora  cosa può fare l’adulto per aiutare il minore a comprendere come si sente e cosa lo turba?  Diventa importante riuscire ad  avvicinarsi al  mondo interno del bambino , anche se sembra qualcosa che sfugge  alla comprensione logica e che per i bambini  non è facile tradurre in parole. Essi invitano gli adulti ad uno sforzo di comprensione che va al di là del linguaggio e passa attraverso il registro comunicativo implicito.  Osservando ad esempio  il gioco o notando  temi ricorrenti che emergono spesso nel racconto, nei disegni o nello stato d’animo, si può forse intuire  meglio cosa  sta accadendo, per tessere  insieme una trama di significati possibili ed una storia che rispecchi il bambino.

Dott.ssa Margherita Rosa

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