Mente e corpo, due facce della stessa medaglia. Solo apparentemente separati , si influenzano reciprocamente come gemelli siamesi . Oggi infatti a differenza del passato viene riconosciuta maggiormente la specularità di questi aspetti e la correlazione con emozioni ed esperienze relazionali. Parliamo allora di “mente corpo ” come un insieme che riguarda la propria biografia ed il modo di essere al mondo. Il somatico e lo psichico riflettono quindi l’unità della persona, ma possono essere connessi o meno tra loro, tramite movimenti di continuità e discontinuità. Ed proprio la disconnessione a diventare significativa, poiché spesso è alla base di molte problematiche legate al corpo. Prendiamo ad esempio disagi oggi frequenti come le malattie psicosomatiche, i disturbi alimentari, ma anche l’ipocondria o la dismorfofobia (la preoccupazione eccessiva per un difetto fisico).
In questi disturbi il corpo assume un ruolo determinante diventando quasi un oggetto a cui sono dirette tutte le attenzioni, ma che ha perso contatto con la globalità della persona. Ciò avviene a causa di una disconnessione tra i due sistemi che si utilizzano per processare le informazioni relative a se stessi e alla realtà. Uno è il sistema subsimbolico, che riflette l’elaborazione automatica e implicita degli stimoli , attraverso il canale affettivo, motorio, sensoriale, come avviene ad esempio nel riconoscere lo stato d’animo dall’espressione facciale. L’altro è il sistema simbolico , che funziona attraverso categorie discrete come immagini e parole e permette di dare senso all’esperienza . Solitamente questi sistemi sono collegati tra loro e concorrono alla formazione fodegli schemi emozionali , ovvero quell’insieme di credenze e aspettative , associate alle emozioni che si strutturano nelle relazioni. Quando invece c’è una sofferenza legata ad esperienze difficili da elaborare, può esserci una difficoltà di comunicazione tra questi processi, per cui l’attivazione somatica riflette degli schemi emozionali ma senza che sia possibile coglierne il significato.
Nei disturbi di somatizzazione in particolare non viene stabilito un nesso tra sensazioni fisiche , emozioni e la causa scatenante . Si sviluppano cosi delle malattie fisiche che sembrano completamente scollegate da esperienze psicologiche e relazionali. In altre problematiche che coinvolgono il corpo ci può essere un tentativo maggiore di dare un significato al proprio disagio , anche se la motivazione viene spostata su cause diverse da quelle reali . Ad esempio nei disturbi alimentari prevalgono le preoccupazioni legate al cibo, nella dismorfofobia i pensieri ossessivi sul proprio aspetto esteriore , nell’ipocondria il timore di contrarre una malattia.
Possiamo pensare quindi che quando il disagio è concentrato intorno al corpo, esso mette in scena qualcosa che riguarda la propria vita, ma in una lingua apparentemente lontana da ciò che veramente rappresenta . Ma come si può ricucire tale frattura e riavviare un dialogo tra mente e corpo? Se abbracciamo la concezione dell’ unità della persona allora è fondamentale tracciare un filo, per riconnettere i segnali del corpo ad una consapevolezza di sé. La ricostruzione di questa trama, passa attraverso un processo di autoriflessione, a livello sia conscio che inconscio. Poter riprendere in mano la propria storia diventa significativo per stabilire dei ponti tra esperienze vissute ma apparentemente sfilacciate. Cosi la “mente corpo” può ritornare ad essere un insieme, rappresentativo di una presenza a sé stessi e di una soggettività nella quale il corpo non sembri più quello strano elemento fuori da se , ma una mappa preziosa che ci ricorda chi siamo.
Dott.ssa Angela de Figueiredo